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poesia.
basso.
finzione collaborativa ad ugual scopo. è ferma la corsa al domani, ora che siamo consci di essere orfani del nostro passato. il tuo volto controluce descrive quello che vorrei fosse il mio futuro. fresco si avvicina il colore, sereno. e ne abbiamo aspettato di tempo. solo adesso e con tutto il suo peso, si lamenta il mio essere uomo. lascerò riposare allora il mio corpo sotto il pelo dell’acqua. a renderlo visibile ma astratto. i diversi punti di percezione del freddo, resi tali dalle correnti. mi abbandono a controllare quanta aria nei polmoni devo mantenere. non sorrido ormai da anni. delle lacrime meglio non parlarne. non sono il contenitore di una scatola vuota. niente del mio silenzio si avvale al che tu non capisci. proviamo a riparlarne quando riuscirò ad appoggiare le ginocchia.
corto.
momento.
ridicolo, provo l’appoggio alla mia non capacità di sostegno. mi sento colonna del cielo, fondamentale a reggere il nulla, a reggere qualcosa che non percepisce la gravità. non succede niente. il silenzio correda quello che vorremo migliorare. sento scricchiolare la storia. mi sento perso e fondamentale. non ti lascerò mai sola.
riflesso.
dove?
sudore che cola e accende gli occhi. anche lo sperma esce bruciando. c’è del fuoco che non sa dove scaldare.
errore.
spalle.
un martello permette al vuoto di dare spazio alle vibrazioni dell’aria. mi concentro su alcune cose, con la sensazione di non avere niente; conscio di molte preziosità comunque. anche stanotte sarà solo la luna a sentire cantare il mio cuore.