sono mesi che non tocco il freddo. le corse nel buio del bosco proponendomi bene nell’incontrare il domani. le delusioni sapevano annunciarsi a tempo debito e la certezza di una futura soddisfazione tagliava le gambe al reale gusto amaro delle giornate. c’era quel fortissimo senso di riscattiamoci, derivato anche dalle incredibili insoddisfazioni politiche accumulatesi. e non solo qua mi viene naturale dedurre che fiducia nella politica non bisogna conservarne.
quel buio attraversare mi sembrava più sano di molte altre mondanità fasulle. talvolta mi imponeva una particolarissima soggezione. l’umidità prendeva possesso dei miei istinti, la percezione dunque diminuiva. ragazzi continuamente ridevano emulando popolazioni più sincere di loro. risate poi comunque vuote e prive di qualunque attaccamento alla realtà. a quella realtà obbiettiva della cagna società e dei suoi palazzi. altissimi chili di cemento spesso vuoti, spesso mica vuoti ma inutilizzati; mai sfruttati, mai valorizzati.
noi, dalle nostre scrivanie, palleggiavamo esercizi di stile. noi, narcisi, ci scrivevamo compiaciuti.
prendevo in mano vari strumenti, e ne capivo la bellezza tanto quanto mi mostravo incapace di sostare nell’apprendimento dei già scoperti metodi. e non ne trovavo di nuovi, non per questo, peraltro, smisi poi di cercarli. in merito, l’ammontare delle distrazioni aumentava, le disponibilità di tempo recedevano verso sconosciuti pomeriggi nei quali il tempo ebbe, ahimé, ben poco valore. la coscienza quindi del mutamento delle interessate situazioni radicava sul massimizzare la resa del poco tempo, com’é d’uopo in casi simili. gli obbiettivi rimpicciolivano mentre gradualmente lo scheletro si rinforzava e cresceva sfrattando la troppa cartilagine ovunque. di certo i meriti non resiedevano nell’aver mangiato tanto latte e formaggio, cagna pubblicità. le idee semplicemente cooperavano con il fisico ed il derivante comune accordo si traduceva in incremento di senso e coerenza nel rapporto tra costruzione e realizzazione dei progetti. la chiarezza emergeva sulla superficie dell’acqua, rendendoti sicuro, più di prima almeno, di quanto acquisivi. poi ora abbiamo la tastiera, e le lettere che ti scrivo le possono leggere tutti.