le solite cose mi raccolgono a casa. giornate passate ad inseguire l’esca attaccata ad una canna assicurata al proprio collo. che noia che sono. il femore e la tibia palleggiano con quanto hanno in mezzo, lo sguardo veloce e meschino osserva solo di striscio. la puzza che emano mi nausea e quanto migliorebbe la situazione viene in mente sempre troppo tardi. non approfondisco niente e continuo ad impulsi lampanti, scordinati e disorientanti. la confusione non esiste, è un momento di pura estetica d’apparenza. lei, sconsolata, si avvicina e mi chiama verso la sua guancia: cara amica affetta da noia, i suoi compagni aggravano il suo disagio tra schiaffoni e urla. un gioco fastidioso e ridicolo, al quale reagisco sorridendo come l’ebete che accanto mi urta ad ogni passo. potrebbe quasi venirmi imbarazzo in viso mentre vengo murato da questo teatrino de borgata. in quel momento evito alcuni sguardi, anche per proteggere la loro invidiata esclusione dallo spettacolo. potrebbe sembrare vigliacco e maleducato ma all’istinto era la motivazione ad agire per me. so ragazzi e volemose bene. e in più persone me lo dite:”semo sempre qua”, sottolineando l’apatia politica del nostro territorio. vabbè. apparte le mie indirette scuse sugli atteggiamenti di stasera c’è una cosa che mi interessa più di tutte: conoscere il tuo punto di vista. sono bravo a farmi notare senza agire, con poche palle mi piacerebbe solo essere sorpreso dal lato destro con un sorriso, ed avere quel modo elegante per distaccarmi dal branco di urlatori spingenti. sono stato fortunato stasera ma me ne rendo conto adesso, mentre mi racconto i soliti errori che faccio da sempre. quindi, appunto, proprio non riesco ad immaginarmi cos’hai pensato; quanto m’interessa è indefinibile. se avessi dei pregiudizi mi piacerebbe smontarli brillantemente, ma non troppo. vorrei mostrarti quel lato esclusivamente mio di quando sono qui seduto a fare i conti in tasca, e scoprire quei numerosi buchi che m’ero dimenticato d’avere, perché lo sapevo bene che c’erano. e domani che fai? sembra prenderti in giro chiedertelo di nuovo. ma in fondo..cosa vorrei? sorrido come ubriaco solo sulla veranda che non ho. vorrei ancora vederti sorridere mentre mi racconti qualcosa, mentre ti osservi i piedi o guardi di fronte con sguardo serio ed aperto. mi sembrerebbe sgarbato bussare alla porta domani. che noia che sono. sono giovane, sai com’é..vorrei il mondo e non mi rendo conto quasi di dove vivo. non che siano in molti a farlo, ma io, di altri, non sempre m’interesso. sono stato sgarbato, le possibili giustificazioni mi sembrano sempre meno concrete. mi viene in mente che in quel momento non ero sincero, è stato forse meglio non parlare. stavo recitando in un gruppo di pessimi attori, quindi penso che la scarsa qualità della recita fosse palpabile. vedi? me ne accorgo solo ora. che cane che sono. nel mio ridico allora è giusto che mi senta così stasera, mentre di dormire sembra non ci sia intenzione, al canto degli uccellini, più saggi di me. qualcosa dovrei fare, che non sia miagolare fuori dall’uscio, che non sia cercare di mordere i resti di una preda altrui come una iena. ero e sono poco lucido stasera. dovrei sprecare più carta. compierò allora l’ennesimo gesto incurante, sperando di svegliarmi più tardi e pensare ad altro. ma chi voglio prendere in giro. ho un calendario e dovrei seguire quello. ci sono infinite cose che mi rimando da mesi. la prossima volta mi avvicinerò subito a te, altrimenti lo so che verrò inghiottito da qualcosa. non fosse mai successo. che noia che sono.