di sorpresa, si presenta un’altra notte insonne. fatta di suoni dimenticati e di sensazioni rimurginate sotto folte coperte. i suoni li avevo dimenticati ma sono sempre quelli, indimenticabili, autistici e fastidiosi, fastidiosi da odiarli. poi un principio di disperazione nel non sapere come riparare questa situazione, già rotta, già sensibile nel suo sospirare voglia di stimoli. tutto si riduce nel fare una passeggiata nel buio, per raggiungere il bagno, e trovarvi molte meno novità. e la stanchezza di quest’autismo anche che aiuta a non sopportare, a non poter più sostenere un intero paese..un paese grande quanto ingovernabile. e la gente chiede e pretende e fa le solite domande e non si rende conto e non capisce che quello stagno non è e non ha mai fatto parte di me; irremovibile mi trovo a farmi sparire, in un concetto molto più ampio, nel suo apparire offuscato e nebbioso: la concretezza del mio volere si fa forte sotto questo velo esausto di far buon gioco. ne rimango sfatto ed incapace di reagire, di dirti la verità e di aver piacere di riconoscerti, ciò molto più comprensibilmente. nonostante l’orario, e quello che dovrebbe essere il mio stato d’animo, trovo lucidità nel fluire dei pensieri, come eterna soddisfazione nel raccontare impressioni di un attimo molto più che fuggente: colto esanime da quella ragnatela dell’inespressività che governa il nostro autocommiseramento, com’è vero che praticamente non scriviamo più con la penna. non sto neanche a pormi il problema se sia il caso di correggere, facciamo che debba tutto andare avanti così e basta..basta conoscere il proprio strumento ed affinare la tecnica con cauta e ridondante pratica..eterno esercizio libellulico. se la grammatica si presenterà ostera ed infame, tale probabilmente rimarrà..in un germanico fare frettoloso mi rendo conto dell’importantissima importanza di quest’attimi che non devo far scivolare dalla mia stretta di mano. una stretta non d’intesa, sia chiaro. mi rendo conto che mi manca qualcosa..non mento. l’incauto ottenerlo secondo la facilità che mi si presenta è inquetante, nonché, per la mia psiche, insostenibile. rimaniamo silenti tra legno e rifiuti..come l’oscillare dell’eterno ritorno marino..facciamo si che queste parole evaporino, nel loro inutile cercare di evocare qualcosa che hai abbandonato da tempo, e che di certo non ritroverai nelle patatine.