le strade impazzite, folla gremita che impone se stessa. l’infinita sfilata, l’essere dedicata ad essa ogni momento. urla invadenti, il volume delle cose è amplificato ovunque. la superficialità che porta al disuso dell’attorno; quell’intenso senso di flagello silentemente adorato. oppresso sempre ed ovunque dalla presenza di qualcun altro. il silenzio non è ricercato, che sia mattina che sia la notte. prosperano le forme come i colori. ognuno è interessato a quello che fai, con quell’intento disonesto tipico di uno sguardo mai educato. commentare sempre tutto con la voce e rendere partecipi tutti del proprio spesso condiviso qualunquismo. lo sguardo di preoccupazione si poggia sulla stranezza, incapace di riferimenti si cerca la forma dello sconosciuto; perché bisogna darvi forma, o non ve ne sarà di che pensare da qui a quando si accenderà la televisione. il rumore deve raggiungere l’ovunque, giammai il silenzio si presenti. il contatto fisico è portato all’estremo, la curiosità maleducatamente viene vestita dal garbo della richiesta di un diritto. l’invadenza di una gentilezza esasperata; ricicla la grazia al servizio di preoccupazioni infondate, lontane dai voleri del soggetto colpito che a denti stretti deve pretendere il suo credo. non v’è pausa. non può essere considerata. il vero gioco si affronta in silenzio, nel bosco degli altri suoni, quando con lo sguardo pretendi risposta e quello sguardo si allontana o si nasconde, ma non sa scappare, perché la sua droga è osservare. il compiacimento di uno scambio comunicativo si riduce a questo, al resto di un caffè ben fatto senza troppi meriti di chi v’è di fronte, perché egli è fortunato, quanto ha sotto i piedi è tesoro. un senso del rispetto che non esiste. non si parla dei problemi che si incontrano, la televisione è il metronomo per i discorsi. il sorriso non sempre è cordiale, quasi sempre nasconde mostri. tutto è sfida, una gara d’apparenza in cui non esiste vincitore perché non esiste premio; ma costante si gareggia.
il cielo abbassa i suoi toni. il rumore delle onde è impercettibile. quello è il palazzo dove ha vissuto mio padre. la pietra lavica accompagna i miei pensieri. donne sole si espongono con la cornice del castello, alla ricerca dei loro sogni inarrivabili. non sembra ci sia molto per me. raccolgo quanto posso, e penso a chi mi manca davvero.