Spesso ci ritroviamo tutti qui. Attorno allo stesso lago di sempre. Ognuno seduto nella sua zona e bene o male tutti vicini. Molto spesso, dopo aver ripetutamente osservato gli altri, tristi perchè incapaci di raccogliere qualcosa da questo, a modo suo, lago, ho iniziato ad attaccare i piccolissimi pesci, che con fatica prendevo, agli ami altrui, per farne esche vive che avrebbero aiutato gli altri a ricavare qualcosa da quelle lunghissime giornate. Alcuni ce l’hanno fatta, altri si sono quasi accorti che c’ero io ad aiutarli; altri ancora hanno deciso di distrarsi facendo si che i loro pesci prendessero lenza, tutta la lenza, proseguendo l’esistenza con quel qualcosa, non di poco, obbligato dalle volontà altrui di essere come gli altri; spesso fui io a non riconoscere che non era lì che doveva presentarsi il mio aiuto. Quei pochi che non hanno avuto la coerenza di accettare il fatto che, o di chiedere direttamente se, li avessi aiutati sono ora trai miei migliori amici. Di questi alcuni si sono anche vantati di ciò che hanno pescato, glorificandosi e buttando legna al fuoco del mio disprezzo. Nessuno di tutti mi ha detto mai grazie, e ne avrei da ridire solo per coloro che praticamente si sono accorti del mio aiuto, che allo stesso tempo sono le persone a cui voglio più bene; ogni tanto mi sono masturbato immaginandomi che lo facessero.
Ora al lago sono solo. Ogni tanto passa qualcuno e dice che vuole farmi un saluto. Poi torno a parlare con i pesci.